Questo sito contribuisce alla audience di 
QUI quotidiano online.  
Percorso semplificato Aggiornato alle 07:00 METEO:CECINA14°17°  QuiNews.net
Qui News cecina, Cronaca, Sport, Notizie Locali cecina
domenica 10 novembre 2024

PENSIERI DELLA DOMENICA — il Blog di Libero Venturi

Libero Venturi

Libero Venturi è un pensionato del pubblico impiego, con trascorsi istituzionali, che non ha trovato niente di meglio che mettersi a scrivere anche lui, infoltendo la fitta schiera degli scrittori -o sedicenti tali- a scapito di quella, sparuta, dei lettori. Toscano, valderopiteco e pontederese, cerca in qualche modo, anche se inutilmente, di ingannare il cazzo di tempo che sembra non passare mai, ma alla fine manca, nonché la vita, gli altri e, in fondo, anche se stesso.

Tenet

di Libero Venturi - domenica 18 ottobre 2020 ore 07:30

Siamo stati al cinema con mio figlio. Dovevamo andarci. A teatro ero già stato con la compagna a vedere “Oltrettutto” di Michele Santeramo, un monologo recitato da Giulio Scarpati all’anfiteatro del Teatro Era, sulla vita di don Tonino Bello, il prete pacifista che fu tra i protagonisti della marcia contro la guerra a Sarajevo nel 1992. Magnifico testo, sentita interpretazione, struggente il sax di Marco Zurzolo. Si era in fase post lockdown, il teatro riprendeva l’attività e non doveva rimanere isolato.

Lo stesso proponimento dovevo al cinema. Al Cineplex, che sconta le disavventure dell’imprenditore Ferrero, l’istrionico patron della Samp. Massima serietà. Ci hanno preso nome, mail e telefono, dopo averci misurato la febbre. I posti in platea erano ben distanziati, solo ai congiunti era permesso di stare seduti accanto. Tutti con la mascherina, tolta solo in modalità pop corn. Un po’ di tristezza a vedere pochi lavoratori rimasti in servizio, con la biglietteria al secondo piano e rari spettatori in sala. Ma era giorno di lavoro forse il fine settimana ci sarà più affluenza. Le regole antivirus sono da rispettare sempre, però sarebbe uno strazio se teatro e cinema chiudessero bottega in città. Sarebbe una perdita grave per tutti. Non di solo pane vive l’uomo. Né di sola movida.

Così siamo andati a vedere “Tenet” di Christopher Nolan. Un film epico che tratta di spionaggio internazionale, di viaggi nel tempo anda e rianda, di evoluzione, intanto che un agente segreto deve cercare in tutti i modi, leciti e non, di prevenire la terza guerra mondiale. Ma che dico la terza guerra mondiale? La fine del mondo e addio. Di più cercherò di non spoilerare. Gli interpreti principali sono John David Washington, il Protagonista, figlio d’arte: il padre è il celebre Denzel, il figlio parla meno, ma mena di più. Lo affianca Robert Pattinson, il vampiro buono di “Twilight”, quello che quando recita sembra si stia cacando addosso, con rispetto parlando. Bravo, però. E in questo film appare anche più spigliato, per quanto enigmatico e bel tenebroso. C’è Kenneth Branagh nelle parte del cattivone. E poi la magnetica Elisabeth Debicki, lunga come la fame, dall’alto del suo metro e novanta ben portato. Il regista britannico Cristopher Nolan riesce a realizzare film spettacolari e di successo, ma mai banali. Un tempo si sarebbero definiti commerciali di qualità.

I film per noi filmofaghi, intolleranti quanto profani, si dividono sostanzialmente in due categorie, con alcune specifiche. Quelli che quando esci dici: «ganzo!» E quelli che dici: «che boiata!» Nell’incertezza del giudizio ci sta anche un: «insomma» con i puntini di sospensione. Perché per il cinema il giudizio migliore deve essere sintetico. Quattro palle, tre palle...Due palle! “Tenet” è un film che quando esci dici: «ganzo!» Con la specifica: «però non c’ho capito niente». Più che niente sarebbe «una sega», ma era per non essere sboccati. Insomma il film intriga, è spettacoloso -come dicono a Buti- ma da un certo punto in poi e precisamente da quando i protagonisti entrano nel girello temporale, diventa più indecifrabile e non si capisce più bene chi va e chi torna. “Ed io non so chi va e chi resta”, diceva Montale nella “Casa dei doganieri” che capace era un varco verso lo spaziotempo. Però questa indecifrabilità non guasta, anzi affascina, s’interroga e interroga anche noi. Il male è che non sappiamo rispondere.

Qui abbandono il giudizio sintetico e faccio il saputellone prolisso -saputello poco, prolisso tanto- per dire che questo avviene anche in altri film di Cristopher Nolan. È una sua caratteristica. Voglio ricordare, fra i più recenti, “Inception” e “Interstellar”. Grandi film con quelle affascinanti mescolanze di finzione e di scienza che ci conducono, il primo nei viaggi dentro la mente ed i sogni, e il secondo in giro per lo spazio ed il tempo. E tutti con il tema di fondo di un mondo da ricostruire perché il nostro è alla fine. Ecologia della mente e della natura.

In “Interstellar” il concetto scientifico adottato è quello del “wormhole”: attraverso un buco nero è consentito il viaggio nello spaziotempo. E il consulente scientifico del film è niente popo’ di meno che Kip Thorne, premio Nobel per la fisica, uno dei maggiori esperti di relatività generale. Con il quale, anche per “Tenet”, mutatis mutandis, il sodalizio continua. In “Interstellar” dal futuro arriva un aiuto di progresso e speranza alla Terra in fin di vita. In “Tenet” invece la morale è pessimista e i nostri futuri discendenti provano ad impedire a noi nel presente di continuare a distruggere il pianeta a costo di asfaltarci tutti.

Allora viene in mente il cosiddetto “paradosso del nonno”: se un nipote tornasse indietro dal futuro per uccidere il suo nonno -buonanima- lui, il nipote, come avrebbe fatto a nascere? Che poi il paradosso migliore a proposito del nonno è quello che dice: «se il mi’ nonno aveva le rote era un carretto», che con la fisica teorica non c’entra, ma con la pratica sì. E si risparmiano nonno, nipote...e carretto. A meno che non ci siano universi paralleli. Ma questa ipotesi in Tenet non viene presa in esame, anzi alla fine il tempo va come deve andare.

E l’altro concetto scientifico applicato in “Tenet” è quello dell’Entropia inversa. L’Entropia in meccanica statistica è una grandezza che viene interpretata come una misura del disordine presente in un sistema fisico qualsiasi. Più casino, maggiore entropia. Nel film si suppone che sia stata invertita in modo che il flusso temporale sia contrario a quello ordinario. Il processo di inversione del corso delle molecole è basato sulla “teoria della causalità” inversa di Feynman, un altro Nobel della fisica, tanto per cambiare, il quale suppose che un positrone potesse essere considerato come un elettrone che “viaggia” in senso contrario. Ma non si tratta di un viaggio nel tempo vero e proprio, piuttosto di uno sviluppo degli eventi contrario a quello a cui siamo abituati. Parecchio complicato, forse qualche laurea in fisica gioverebbe e il film si capirebbe e si spiegherebbe anche meglio. Il che non gli toglie il suo carico di suggestione. Del resto sarà poco affascinante la teoria della relatività di Einstein?! Quella generale poi! Ma chi la capisce è bravo.

Insomma passato e futuro si leggono nei due sensi: come nei palindromi. Tenet, non a caso, è una parola palindroma. Nel film, oltre a Tenet, ci imbattiamo in riferimenti come Sator, Arepo, Opera che a me ricordavano qualcosa e mi chiedevo cosa. Poi mi é venuto a mente: il palindromo del Sator! Ne avevo letto in un romanzo, “Il libro segreto di Dante”, di Francesco Fioretti e, piano piano, mi è apparso chiaro dove il regista voleva andare a parare. Ovviamente chiaro solo relativamente. Del resto nessuno sa cosa significhi veramente il palindromo del Sator. Se fosse un riferimento pagano o religioso, se facesse parte della simbologia segreta dei primi cristiani. O se abbia avuto una funzione apotropaica: il quadrato veniva utilizzato come buon auspicio per le partorienti, come protettore dai fulmini, dagli incendi, da accidenti vari quali l'idrofobia, il mal di denti e addirittura il morso dei cani. Oppure se sia stato un po’ di tutto questo insieme, tanto per farci incuriosire e lambiccare il cervello in saecula saecolorum, amen.

Si tratta infatti di un’iscrizione in pseudolatino ricorrente nel Medioevo ma antecedente ad esso, rinvenuta in numerosi documenti e luoghi: tra le rovine di Pompei, nei sotterranei della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, a Santiago di Compostela in Spagna, nella Pieve di San Giovanni a Campiglia Marittima, sulla parete del Duomo di Siena e, più di recente, addirittura sulla cuccia di Snoopy, solo per fare alcuni esempi. L’oscura frase “Sator Arepo Tenet Opera Rotas“ si può leggere in ugual modo sia da destra che da sinistra; inoltre, disposte su un quadrato, le cinque parole di cinque lettere formano un incastro in cui la parola Tenet, disposta a croce, è centrale e palindroma sia in orizzontale che in verticale. Questo a dire che anche nel film di Nolan tutto può essere letto in un senso o anche nel suo opposto.

C’è inoltre un misterioso algoritmo che consente gli spostamenti temporali; oggi per tutto c’è un algoritmo, figuriamoci un domani! Ci sono il nucleare e l’ordigno fine del mondo. Insomma “Tenet” non si fa mancare niente: è un film visionario, fatto di storie, dentro storie. In questo senso come “Inception”. Alla fine, fatti salvi morti e feriti, perfino un film edificante. Destino e realtà sono più legati di quanto si creda e il rapporto causa-effetto diviene indifferentemente effetto-causa. Dunque una lettura sarebbe che tutto va e viene e lascia il tempo che trova. Ma questo si sapeva e tuttavia ci sorprende sempre. Allora noi, nel persistere della pandemia, rispettando le norme per la nostra e l’altrui salute, andiamo al cinema perché abbiamo bisogno di sogni come di realtà, di immaginazione come di verità. Di scienza evocatrice di un mondo fantastico. Basterebbe solo migliore, ma mai accontentarsi. Almeno al cinema! Buona domenica e buona fortuna.

Libero Venturi

Pontedera, 18 ottobre 2020

Il palindromo del Sator

Difficile stabilire il significato letterale della frase composta dalle cinque parole, soprattutto del termine AREPO che non ricorre altrove e si può tradurre come “aratro” o “appezzamento di terreno”, “campo”, per estensione “terra” o anche tribunale supremo”, a seconda dell’origine che gli si attribuisce. Anche ROTAS, oltre che “ruote” può significare “convento” e le ruote possono anche essere quelle celesti. Il SATOR può essere un comune seminatore oppure il grande seminatore, Dio. Quindi la frase può voler dire: "Il seminatore, con il carro o al carro, tiene con cura o in opera le ruote". Può essere anche “Il Seminatore di un arepo - un campo- mantiene con il lavoro il convento" Oppure, in senso trascendente: “Il Signore della Terra governa le sfere celesti”. Un po’ tirata quanto a traduzione, però c’è quel TENET disposto a croce che sembra identificare il simbolo cristiano che unisce l’immanente e il trascendente, la terra con il cielo.

Se poi si leggesse il palindromo cambiando verso di percorrenza alla fine di ogni riga o di ogni colonna, si otterrebbe la frase "SATOR OPERA TENET AREPO ROTAS”, in cui il termine SATOR indicherebbe il seminatore, AREPO rappresenterebbe una contrazione di areopago -nel significato di tribunale supremo- e il palindromo potrebbe essere tradotto con: "Il seminatore decide i propri lavori, ma il tribunale supremo decide la sua sorte"; tale interpretazione attribuirebbe pertanto un significato morale al quadrato magico secondo cui: "L'uomo decide le proprie opere, ma Dio governa le ruote del destino". E per il film “Tenet” potrebbe essere: “Il Protagonista interpreta le proprie scene, ma il regista -Christopher tra l’altro- decide come si svolge il film”.

Libero Venturi

Articoli dal Blog “Pensieri della domenica” di Libero Venturi