Dizionario (sesta puntata)
di Nicola Belcari - mercoledì 26 luglio 2023 ore 07:30
Filosofi (in tivvù) I filosofi in tivvù si lamentano dell’insufficienza culturale delle masse, ossia delle persone a cui si stanno rivolgendo. Si può pretendere che la “gente” si appassioni alla lettura della metafisica o ad argomenti come l’ontologia dell’essere e simili? E se questi personaggi sono il risultato vivente di una vita di studi sono un buon esempio che invoglia un’imitazione? L’incentivo è dubbio. Le idee socio-politiche che elargiscono con professorale superiorità o brandiscono con veemenza offensiva non sono oscure o difficili, né per il linguaggio, né per i concetti, ma fanno rimpiangere, a noi ignoranti, quel “filosofese” che affascina, proprio perché non si capisce. Sarebbero questi, a dare retta a Platone, i governanti ideali?
Verità (in politica) La Verità assoluta, se esiste non è alla portata dei mortali. La complessità divide la verità in cento rivoli che si perdono in un terreno arido. Alcune parziali verità sono contrastate dalla potenza che ad esse si oppone, che distorce, falsa, confonde. Le verità delle opinioni, che sono appunto opinabili, non sono incontrovertibili, ma costruzioni ideali e come tali possono contenere verità o falsità. Quelle più sostanziate di vero sono idee periferiche, marginali; trovano spazio per costituire un bersaglio o per curiosità. Sono affidate a personaggi in disgrazia, senza posto fisso. Chi può dare a esse voce? Sono coloro che sono rimasti fuori dalle spartizioni dei posti. Costoro possono dire la verità. Per metterli a tacere basta promettere o affidare loro un incarico di prestigio e ben remunerato (come talvolta infatti avviene).
Diritto (in teoria) Che bisogno aveva di un pretesto il lupo per mangiare l’agnello? Perché accampare delle ragioni infondate? Delle giustificazioni? Non certo per sentirsi meno colpevole. I suoi motivi non sono altro che il diritto, la legge. Le regole sono stabilite dal più forte, che a farlo sia un’autorità non contrastabile o una maggioranza. È la legge del più forte. Regola la vita all’interno di uno Stato e i rapporti tra gli Stati. Quei motivi sono la propaganda di cui nemmeno le dittature possono fare a meno. Le leggi per fortuna (non fortuita) sono quasi sempre giuste, e da noi, eredi dei maestri in materia, sarebbe un paradosso se così non fosse; poi, però, sappiamo che nella pratica la Legge non è uguale per tutti (e pare inutile aggiungere chi siano i favoriti di questa “differenza”).
Poker (in metafora) La partita continua fino allo stremo. Con qualche bluff ma non è l’essenziale. Si continua a perdere, a giocare sulla parola e indebitarci. Gioca per noi il professionista. Quando si alzerà sarà finita: avremo perso tutto. Ci sarà dove rintanarsi? Dove fuggire? Arraffare una mortadella o un salame e scappare… Si può sostenere che sia un bluff quello di altri che giocano a un altro tavolo, quello della guerra, se sappiamo che dispongono della “combinazione”?
Nicola Belcari