In tv
di Nicola Belcari - lunedì 07 dicembre 2020 ore 12:14
Quando non potrai uscire di casa, quando ti sentirai solo, quando sentirai il bisogno di migliorarti, di essere aggiornato e magari divertito, accendi la TV.
Guarda le trasmissioni chiamate reality, nelle quali, per antifrasi, di reale c’è poco o nulla (se non lo squallore) e per fortuna, perché la realtà non appassiona; segui poi i programmi d’intrattenimento lunghi un intero pomeriggio, potrai essere messo a parte delle confidenze più intime e segrete dei personaggi di quell’ambiente, opinionisti, cantanti, showgirl, showman, ecc., figure ormai entrate nella vita dei telespettatori come cari conoscenti, apprenderai la loro umanità, i loro affetti, le incomprensioni che hanno subito all’inizio della carriera e stai sicuro che avranno il buon gusto e la generosità di sorvolare su tutti i compromessi che hanno accettato per arrivare al successo (sacrifici d’altronde spesso molto relativi).
Farai la conoscenza di grandi personalità e scoprirai gusti e preferenze, dove passano le vacanze, dove “gli” prude e se trovano giovamento nel grattarci. Ti preserverai al sicuro dalla cultura, fonte di dubbi inutili e d’intralcio alla serenità, dalle riflessioni poco pratiche sulla vita e sul mondo. Sarai sempre à la page, informato su tutto ciò di cui si chiacchiera, dell’ultimo film, dell’ultima moda, ecc., senza mai approfondire troppo un argomento sennò sarebbe noioso, e vivrai felice e contento, si fa per dire.Il clou di questo “genere” di spettacolo è quello in cui dei rappresentanti dei due sessi, di una certa avvenenza o appetibili, gagliardi giovanotti e procaci signorine, mostrano la merce e sono riuniti per l’accoppiamento, un po’ come i nostri contadini facevano con i conigli nel “gabbione”, e ci scusiamo con i simpatici animali per il confronto.
Allora, per reazione, riscoprirai il valore della pudicizia, della segretezza di un incontro e di una relazione: operazione raffinata quanto meritoria. Encomiabile!Volendo non farsi mancare niente ci sarebbe la tv del dolore, del pianto in diretta, quella “sentimentale”, dello sputtanamento, coi panni sporchi lavati rigorosamente in piazza, e anche quella del litigio, vero, finto, provocato, meglio se con accenno di rissa con i contendenti che chiedono di essere trattenuti.Fin qui nulla di nuovo: è la tv spazzatura. Lo sanno tutti e gli autori ne vanno fieri. Un gioco delle parti li unisce ai protagonisti e al pubblico. Questa tv non fa danni. Se non su chi ormai è lobotomizzato o decerebrato.
Ma ecco una novità, la nuova frontiera: la trasmissione meno becera chiama come partecipante colui che è divenuto famoso per essere un po’ debole di comprendonio e nonostante ciò essere arrivato a ricoprire una carica pubblica di prestigio, con conseguente scandalo. Lui accetta, recita se stesso e gli riesce senza fatica, sicuro che rendersi ridicolo gli gioverà in più modi.Poi si fa sul serio. Arriva l’uno-due. Una certa tv sembra assolvere per paradosso i compiti d’informare in maniera faziosa e diseducare con nonchalance, come sostengono i malevoli con indegne esagerazioni, che non condividiamo e da cui si prendono le distanze.
Con alcuni TG, e non solo, avrai notizie scelte e presentate tendenziosamente, sotto il controllo di direttori o conduttori lì messi con quello scopo dai partiti. Anche se riteniamo si tratti di simpatie innocenti e semmai lodevoli espressioni di gratitudine. Non manca una vetrina giornaliera per dichiarazioni di esponenti politici fatta di slogan triti e ritriti, ripetuti a pappagallo. Si prosegue con qualche fatto di cronaca, per finire con i compleanni di cantanti, altre ricorrenze o le vicende della casa reale inglese.
Con i giochi a premi imparerai che nella vita ciò che conta è la fortuna, lo studio e il lavoro sono una perdita di tempo, solo il caso, elevato a divinità, può aiutarti nel modo più ferocemente arbitrario; premi assolutamente sproporzionati ribadiranno che il merito non esiste e i nostri figli con queste lezioni di vita devono abituarsi a subire le ingiustizie e ad affidarsi alla sorte così come capita nella vita vera. Sarebbe semplice stabilire dei premi modesti in rapporto alla frequenza con cui si distribuiscono e alle abilità richieste. Perché non farlo? Per non rinunciare a offendere tutti coloro che si alzano la mattina per andare al lavoro e diseducare i giovani? La messinscena comporta inoltre che si definiscano “campioni” degli individui che si sono trovate alla fermata del tram con destinazione tv; tutto si svolge nella rivalsa della mediocrità e dei mentecatti contro l’ingiustizia dell’intelligenza e dei preparati.
Ci sono parecchie trasmissioni apprezzabili, anche a detta dei più ostili e astiosi, nonché incontentabili detrattori che le considerano un po’ la foglia di fico di un ciarpame dilagante.Tutto ciò è di un’ovvietà disarmante, vecchiume e moralismo sorpassato; ci vuole poco a immaginare il ghignetto di compatimento di un giovane a fronte a siffatte considerazioni, egli è ormai mille leghe più avanti. La battaglia contro questa tv è perduta, la sconfitta è definitiva e senza rivincite. Come si fa a dire banalità da vecchio rimbambito e barbogio? A questo siamo ridotti.
Nicola Belcari