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venerdì 03 ottobre 2025

PSICO-COSE — il Blog di Federica Giusti

Federica Giusti

Laureata in Psicologia nel 2009, si specializza in Psicoterapia Sistemico-Relazionale nel 2016 presso il CSAPR di Prato e dal 2011 lavora come libera professionista. Curiosa e interessata a ciò che le accade intorno, ha da sempre la passione della narrazione da una parte, e della lettura dall’altra. Si definisce amante del mare, delle passeggiate, degli animali… e, ovviamente, della psicologia!

L’importanza della perturbazione

di Federica Giusti - venerdì 03 ottobre 2025 ore 08:00

Ormai conoscete la mia passione per gli spettacoli teatrali e i dialoghi attorno a tematiche sociali di ogni genere, ovviamente, quando si tratta di psicologia, inutile dire che i miei occhi si illuminano e il mio cuore si riempie di gioia. Adoro il mio lavoro e adoro formarmi in questo settore. Ecco perché sono davvero felice di aver potuto assistere venerdì scorso alla conferenza di Alberto Pellai, noto collega esperto di età evolutiva.

E siccome non si finisce mai di imparare, voglio raccontare una delle sue metafore, quella tra l’adolescenza e l’esperimento Biosphere 2. Io non conoscevo questo esperimento. Cercando di riassumere, si tratta di un esperimento in cui alberi cresciuti in condizioni perfette, studiate in maniera scientifica e riprodotte nel minimo dettaglio, non riuscivano a diventare piante adulte e questo perché mancava loro il vento che permetteva di tollerare una situazione instabile e rafforzare le proprie fibre al fine di potersi adeguatamente strutturare per la vita adulta.

Ebbene, ecco il parallelismo: se facciamo crescere i nostri figli cercando di fare sempre tutto per loro, non esponendoli mai a piccoli rischi, loro non riusciranno a diventare adulti capaci di resistere alle sfide della vita.

Il nostro compito di genitori, ma anche di educatori ed adulti in generale, è proprio quello di fare “il vento”, di perturbare il loro microsistema, così che possano imparare giorno dopo giorno ad affrontare le frustrazioni, le condizioni di dolore, le ingiustizie che inevitabilmente si pareranno loro davanti.

Iperproteggerli non è affatto la soluzione. Dovremmo, invece, accompagnarli ma stando sempre un passo indietro, lasciandoli liberi di sbagliare, di soffrire, anche di farsi male. Il bambino impara a camminare sicuro solo quando gli è concesso di sbucciarsi il ginocchio, così come l’adolescente è motivato a prendersi cura del suo mondo, quando qualcuno smette di farlo al posto suo.

Il che non significa adultizzare i nostri figli, dare loro compiti maggiori e fardelli più grossi di quelli che non possono portare, ma nemmeno non responsabilizzarli mai.

Lo scorso anno lessi sui social un post di una mamma che si lamentava perché, in un giorno di pioggia, non erano state rese accessibili le strade che portano al villaggio scolastico, perché così i ragazzi “si fanno il bagno e si ammalano”. Avrei voluto rispondere: “E quindi?”, se un ragazzo alle superiori, tra i 14 e i 19 anni, alle 13.00, quando poi sale in auto con i genitori (perché la mamma era andata a prenderlo) si bagna facendo 500mt sotto la pioggia che succede? Un ragazzo o una ragazza che è nella fascia d’età per eccellenza della differenziazione e dello sviluppo anche sessuale, deve avere i genitori che lo prendono per non farlo bagnare? Ecco che cosa significa perturbare, significa affidare i nostri figli al vento, e sì, nel caso anche alla pioggia!!!

Federica Giusti

Federica Giusti

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