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domenica 10 novembre 2024

PAROLE MILONGUERE — il Blog di Maria Caruso

Maria Caruso

MARIA CARUSO - “Una vita da vivere” è il primo libro che ha scritto dopo aver visto il primo cielo a San Felipe in Venezuela ed aver fatto il primo ocho atràs a Pisa. E' in Italia dal 1977 e per tre anni ha abitato in Sicilia. Le piace raccontarsi e raccontare con le parole che le passano per la testa ballando un tango in milonga. Su Facebook è Marina de Caro

Sandra e Raimondo nel tango argentino

di Maria Caruso - giovedì 21 maggio 2015 ore 10:58

Si sente dire dai più che il Tango Argentino unisce o divide riferendosi alle coppie che intraprendono questo tortuoso e incespicante percorso di imparare a ballare il tango argentino. Sandra e Raimondo sono uniti da tanto tempo e hanno saputo resistere a tutti gli urti della vita ma adesso tra un boleo e un ocho cortado nonostante sia ancora amore, li troviamo a litigare come due bambini dispettosi. 

Ma cosa sarebbero l’uno senza l’altro? 

Non sarebbero una coppia tanghera innanzitutto. Lei è molto carina con un fisico in linea perfetta e lui non è da meno. Hanno entrambi un viso simpatico e le loro vite scorrono su binari paralleli o incrociati secondo le sequenze costruite dal ballo. Lui avrebbe mille sequenze in testa ma non ha ancora le idee chiare su come fare a metterle in pratica. Lei invece più pragmatica ha già in mente come vorrebbe fosse lui, con l’occhio magico della speranza, accompagnando tale sogno, con sospiri di pazienza, che qualche volta scappa. 

Chi dei due abbia deciso di iniziare non lo sappiamo ma di sicuro Raimondo ha iniziato per gioco e poi la passione lo ha fagocitato portandolo a insistere nell’imparare. Guardandosi indietro non sono pentiti della loro scelta ma si rammaricano di non andare avanti rimanendo mal fermi qualche volta sull’asse riposto nel posto sbagliato. In casa Vianello non c’è pace: “uffa! Che barba, che noia fai sempre gli stessi passi” esclama Sandra di tanto in tanto e Raimondo di rimando con tutta la pazienza del caso alzando gli occhi al cielo: “Ma io sono stanco… di starti dietro… tu non mi segui”. 

A lezione si recita il copione con il solito conto finale, fatto di segni leggeri dell’aver litigato, in fondo per cose poco profonde. Per fortuna la scuola dura solo qualche mese tant’è che ogni anno a settembre sono i primi a farsi avanti. Di coppie come loro, il tango ne è pieno, anche se le manifestazioni possono essere meno evidenti, ma si sa che, come nella vita, diventa difficile assumersi la responsabilità dell’errore per cui al massimo si divide a metà. 

E’ consuetudine vedere bronci e braccia incrociate e al limite della sopportazione andare a praticare il passo con un altro ballerino/a della scuola come a provare più all’altro che a se stesso che la colpa non è sua ma dell’altro/a. Così come sentiamo i maestri dire: “Non dovete litigare, dovete solo pensare a ballare!”. L’aggressività, in caso di conflitto, fa parte della natura umana e nella coppia che danza si accentua maggiormente per la vicinanza dei corpi che a loro volta si muovono in uno spazio limitato e per giunta devono farlo assieme. 

L’esecuzione di alcune figure comporta il rispetto di alcune regole (nel giro per esempio: apertura pivot, ocho atràs, apertura, pivot, ocho adelante) e sia Sandra sia Raimondo lo sanno oramai fare e allora, come mai continuano a litigare quei due? Il fatto di essere una coppia nella vita alle volte può generare un po’ di competizione portando entrambi a litigare, costringendo pertanto i maestri a fare cambi di coppia frequenti. Sicuramente Raimondo deve ancora imparare a improvvisare e dare delle marche decise e Sandra non deve eseguire le figure a memoria ma essere una perfetta “seguidora” senza perdersi, quando il suo Raimondo le propone un movimento che non conosce. 

In alcune coppie però la passione per il tango non è vissuta con la stessa intensità. Il più avvinto pertanto entra in crisi di astinenza se non si reca regolarmente in milonga mentre all’altro invece piace… si… balla… ma non è che ci sia quel grande interesse (altro motivo di scontento). Nel fine settimana quindi se capita di fare un progetto “non tanghero” arrivano i veri guai per la coppia e allora per forza di cose si tradisce con l’amante (il tango per eccellenza) e magari davanti alla scelta: “O me o il tango!” diversamente da ciò che accade nella vita reale, in questo caso, si sceglie l’amante. 

Qualche volta però il tango argentino ricrea armonia nella coppia con la sua disciplina, l’allenamento, l’intesa e l’erotismo insito nei movimenti e per tanto non consideriamolo solo in negativo. Rinvigorisce inoltre la divisione dei ruoli un po’ perduta nell’era moderna, dove oggi ci sono i “mammo” che stanno in casa a badare i figli mentre le donne sono fuori a guadagnarsi il pane lavorando. La coppia deve ballare con l’anima. Muoversi pertanto in sincronia assecondando l’emozione del momento suscitata dalla melodia delle note e vivere follemente la vita ballandola con saggezza. 

Ciò è quanto dovremmo fare quando abbiamo la fortuna o la sfortuna di avere un compagno fisso. Anzi a dire il vero dovremmo trattare l’altro/a come se fosse a noi del tutto sconosciuto/a e comunicare pertanto senza parole per non interrompere l’armonia che si crea durante il ballo quando la musica si trasforma in movimento. A fine lezione magari provare a dirsi cosa ci ha dato fastidio dell’altro/a.

Maria Caruso

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