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martedì 03 dicembre 2024

PAROLE MILONGUERE — il Blog di Maria Caruso

Maria Caruso

MARIA CARUSO - “Una vita da vivere” è il primo libro che ha scritto dopo aver visto il primo cielo a San Felipe in Venezuela ed aver fatto il primo ocho atràs a Pisa. E' in Italia dal 1977 e per tre anni ha abitato in Sicilia. Le piace raccontarsi e raccontare con le parole che le passano per la testa ballando un tango in milonga. Su Facebook è Marina de Caro

Il ratto delle sabine tanghere

di Maria Caruso - venerdì 10 luglio 2015 ore 12:33

Le scuole di tango e i relativi maestri fioriscono nei boschi come i funghi in autunno. Queste pseudo scuole pertanto appena aprono cercano di fortificarsi offrendo lezioni a basso costo, eventi di vario genere all–inclusive, stage prima della milonga e altro ancora anche a costo di rimetterci. 

Qualcuna di queste difatti riesce o meglio s’illude di essere competitiva (perché i tangheri per definizione non sono fedelissimi), ma spesso manca loro la parità di genere: o hanno poche donne o pochi uomini. Rischiano pertanto di restare aperte per poco più di una sola stagione. Inizialmente cercano di stringere alleanza con le scuole vicine allo scopo di ottenere in realtà nuovi allievi, cosa naturalmente mal vista da chi nel tango ha dedicato anni di pazienza e di studio. 

Ecco quindi che qualche titolare dal volto nuovo ha di che pensare per organizzare e programmare il “ratto delle sabine” al fine di raggiungere lo scopo. Come spesso accade il risultato agognato, non si realizza e quindi organizza milongas ed eventi giocosi dove invita tutto il popolo tanghero (che ovviamente aderisce a ogni novità nel campo del ballo) con l’obiettivo di rapire ovviamente sia le donne sia gli uomini proprio grazie allo spettacolo. 

I nuovi maestri occupano posto nelle piste e ballano con tutti per catturare i tangheri/e, incantandone qualcuno/a, nonostante la consapevolezza che le scuole madri giureranno vendetta. Il tutto è giustificato dalle loro reali necessità vitali perché senza “tangheri allievi” non esiste scuola, ma ovviamente giammai useranno violenza nel portare via i discenti. 

Così nasce la guerra tra le scuole e le dispute delle singole battaglie! Gli allievi dal canto loro cercano come possono di dividere i contendenti per placarne la collera seguendo magari più di una scuola contemporaneamente, sperando che le medesime cerchino invece di collaborare e di trovare accordi per evitare di metter su sei milongas nello stesso giorno nel giro di pochi chilometri di distanza l’una dall’altra. 

In fondo chi ama ballare lo vuol fare sempre e poco importa se l’evento è di una fazione o dell’altra. Dal canto loro è comprensibile che le scuole di tango più datate siano risentite da questo proliferare di maestri giacché il tango per definizione è patrimonio dell’umanità e con la loro opera rischiano di imbruttire l’eleganza e l’armonia di questo meraviglioso ballo. Da considerare che nel nostro piccolo mondo ci conosciamo tutti e sappiamo fino in fondo quanti anni di tango abbia alle spalle ognuno di noi, lo stile adottato e soprattutto la motivazione di fondo che spinge ad aprire i nuovi corsi di tango. 

Così in pista vediamo in questi allievi i risultati degli insegnamenti ricevuti dai loro maestri e la scarsa comprensione del significato più profondo del ballo milonguero specie quando in rapida successione essi si lanciano nell’eseguire, una dietro l’altra, l’alternanza delle più svariate figure e poco importa se in equilibrio o meno, basta farle e far vedere agli altri che si fanno. È vero che tutto si evolve e che nei corsi del passato si camminava, poi si camminava e, infine, si camminava; si ascoltava la musica e il tempo musicale per arrivare a una vera interpretazione del brano e che con i tempi moderni dove si corre per tutto gli allievi, si annoiano, ma le figure fatte senza un vero studio eseguite dal maestro solo allo scopo di farsi ammirare dai principianti poco danno in realtà, alla fine, all’allievo. 

Se consideriamo che i vizi e gli errori che si acquisiscono durante i primi passi sono poi i più duri a morire abbiamo già detto tutto. Allora una possibilità potrebbe essere la lezione individuale, dove il tuo apprendimento è seguito passo dopo passo dal bravo insegnante anche se, però in questo caso perdiamo la gaiezza di stare in un gruppo e di condividere con altri le stesse angustie quando un passaggio in sequenza ad esempio non viene. Ci perdiamo inoltre l’opportunità di sentirci parte di un gruppo e di stare in loro compagnia orgogliosi dall’aver ricevuto dai nostri maestri tutto quello che si sa fare. Attento/a dunque ai rapimenti: il prossimo/a poi essere tu!

Maria Caruso

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