Le “tua” libera scelta
di Adolfo Santoro - sabato 04 maggio 2024 ore 06:57
- Le tre cause che fin dagli anni ’70 dello scorso secolo sono apparse come determinanti il “cambiamento climatico” sono, dunque, 1) sovra-popolazione, 2) esaurimento delle materie prime, 3) tracotanza degli uomini che credono nella crescita senza limiti. La conseguenza è la “decrescita infelice” che si prospetta in Italia e in Europa. Queste cause s’intersecano tra di loro: l’esaurimento delle materie prime riguarda sia i minerali, sia, soprattutto, l’acqua e la produzione di cibo.
I dati rassicuranti propinatici circa l’andamento della sovra-popolazione/antropizzazione del Pianeta sono sconfessati da studi più accurati, che ci informano che con 10 miliardi di uomini sulla Terra la vita diventa insostenibile. Ecco un grafico che mostra i possibili trend di andamento.
Nella figura il “Medium Scenario” esprime il trend attuale: ai 10 miliardi ci arriveremo attorno al 2050, mentre l’”High Scenario”, che è quello che la tracotanza degli uomini suggerisce come più probabile, sarà realizzato già prima del 2040. La sovrapopolazione è dovuta soprattutto all’aumento della vita media e poi al “tasso di fertilità globale”, cioè al numero di figli che una donna avrà nel corso della vita; questo tasso, che nel 2021 era, secondo l’ONU, di 2,23, scenderà a 2,1 nel 2050. Le proiezioni demografiche indicano che nove Paesi costituiranno più della metà della crescita prevista della popolazione mondiale da qui al 2050: India, Nigeria, Pakistan, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Repubblica Unita di Tanzania, Indonesia, Egitto. Si prevede che l’India supererà la Cina come paese più popoloso del mondo intorno al 2027. Si prevede, inoltre. che la popolazione dell’Africa sub-sahariana raddoppierà entro il 2050 (aumento del 99%), mentre l’aumento per l’Oceania (esclusa Australia/Nuova Zelanda) sarà del 56%, per l’Africa settentrionale e l’Asia occidentale sarà del 46%, per l’Australia/Nuova Zelanda sarà del 28%, per l’Asia centrale e meridionale sarà del 25%, per l’America Latina e Caraibi sarà del 18%, per l’Asia orientale e sudorientale sarà del 3% e per l’Europa e l’America settentrionale sarà del 2%.
Al “baby bust” (“disastro delle nascite”) di alcuni Paesi, come l’Italia e l’Europa, si contrappone, dunque, un "baby boom" in altri Paesi. Ne consegue la “necessità” ad emigrare dai Paesi che non riescono a sostenere la rapida crescita della popolazione più giovane, che però sono gli stessi Paesi che sono instabili dal punto di vista politico ed economico, sono sottoposti a maggiore stress climatico ed hanno un sistema sanitario inadeguato.
Il “baby bust” potrebbe, d’altra parte, avere benefici legati alla crescita della popolazione, all’ambiente, alla sicurezza alimentare, alla salute, al cambiamento climatico e alla biodiversità, ma effetti negativi sull’assistenza sanitaria, sulle pensioni, sulla sicurezza sociale, sul lavoro e sulla geopolitica. L’OMS ha avvertito che i Paesi non dovrebbero imporre politiche pro natalità ed il calo della fertilità non dovrebbe essere usato per limitare l’accesso alla contraccezione o agli aborti; la politica dovrebbe agire invece su altri fondamentali: l’istruzione, l'accesso alla contraccezione, il rinvio della genitorialità e fattori economici, come il costo dell’educazione dei figli, gli asili, le scuole gratuite, il salario minimo, gli affitti calmierati per le giovani coppie e le agevolazioni sul lavoro.
I politici e i loro elettori sono riluttanti a confrontarsi con questi dati o, se lo fanno, ricadono nelle reciproche accuse tra Nord e Sud del Mondo, dove il Sud accusa: “Consumate troppo” ed il Nord accusa “Siete troppi”. Nel Nord del mondo il modello di risposta, che sarà probabilmente rinforzato dai risultati delle prossime elezioni europee e dalle elezioni USA, è quello dei suprematisti bianchi: “no all’aborto, sì alla costruzione di muri”.
Anche l’Italia partecipa a questo modello, che una volta si chiamava “clerico-fascista”: alcune donne di associazioni “pro vita” possono essere sguinzagliate nei consultori con il compito di sostituire i medici disinformando in merito alla “pillola del giorno dopo”, di promettere “mancette” tramite i fondi del PNRR (che andrebbero meglio spesi, ad esempio, per l’attivazione di asili) e di distribuire sensi di colpa a persone già in difficoltà.
Anche in “politica estera” l’ambizione dell’Italia è di diventare il piccolo avamposto del neo-colonialismo verso l’Africa per sostituire il vecchio colonialismo di Francia e Gran Bretagna, in fuga per le malefatte:
a) dopo le balle sul “blocco navale anti-migranti”, sono stati costruiti, tramite accordi con Paesi autoritari e disposti alla violenza repressiva (l’Egitto anti-Sudan, la Libia e la Tunisia anti-sub-sahariani, ma anche, entro certi limiti, l’Albania del suo presidente “socialista”), “muri invisibili”, meno apparenti di quelli che il Texas vuole costruire contro il Messico o dei muri costruiti in Israele, ma che svolgano il “lavoro sporco” prima svolto dal Mediterraneo e dai suoi morti; l’unico politico europeo che inneggia a questo modello è il premier britannico Rishi Sunak, che, a sua volta, ha ottenuto dal Parlamento inglese la deportazione dei migranti nelle carceri della Rhodesia;
b) il “piano Mattei”, il cui nome serve a tener buono il gas proveniente dall’Algeria (per la cui indipendenza dalla Francia si impegnò il fondatore dell’ENI, Enrico Mattei), oltre che come lasciapassare per i metalli preziosi e le fonti energetiche, di cui è ricca l’Africa; questo “piano” è finanziato nello stile di Mussolini (che faceva girare nelle parate militari più volte gli stessi carri armati): i miliardi messi in gioco (che, oltre tutto, sono “mancette” rispetto agli enormi bisogni dell’Africa) derivano dallo storno di fondi, precedentemente destinati soprattutto alla lotta al cambiamento climatico; ma la neo-coloniale Italia arriva in ritardo: già da tempo le Nazioni aderenti ai Brics (soprattutto Cina e Russia) hanno sostituito in Africa il vecchio colonialismo europeo.
Eppure, al di là delle “mancette”, delle interruzioni volontarie della gravidanza, dei muri invisibili e dei piani Mattei, ci sono alternative.
Riguardo alla sessualità l’alternativa si chiama sessualità responsabile, rapporto maschile/femminile responsabile, genitorialità responsabile, scuola responsabile, società responsabile, ONU responsabile. Se dipendesse da me, insegnerei alle coppie la sessualità tantrica, con la quale l’eiaculazione viene scelta liberamente nel gioco di coppia … ma forse “alcuni di noi sono nati “postumi”, come diceva Nietzsche. In alternativa diventano “necessarie” la disponibilità, diffusa a tutto il mondo, della “pillola del giorno dopo” (la cui accessibilità è già difficile in Italia: mentre in altri Paesi europei è il Medico di Medicina Generale a poterla prescrivere, solo tre Regioni - Emilia, Toscana e Lazio – hanno organizzato la possibilità della prescrizione nei consultori; in altre Regioni le donne, in un momento di scelta così sofferta, si trovano davanti ad un percorso ad ostacoli,volto a rendere inattuabile una decisione già presa).
Ancora più importanti sono gli obiettivi di responsabilità dei Paesi del Nord del mondo verso il Sud del mondo:
a) “seria” lotta al cambiamento climatico;
b) riequilibrio strutturale dei rapporti commerciali, che non implichino l’imposizione del “libero mercato” occidentale;
c) ristrutturazione del debito e meccanismi di credito agevolato;
d) nazionalizzazione dei siti minerari, dei giacimenti di fossili e dello sviluppo dell’economia rinnovabile e dell’idrogeno.
Ma queste alternative sono, purtroppo, utopie: i politici e i loro elettori sono troppo impegnati a “scegliere” quello che vedranno la sera in televisione (seguendo lo slogan delle televisioni di Berlusconi: “la tua libera scelta”) oppure verso chi indirizzeranno il loro odio da “odiatori seriali”.
Adolfo Santoro