Dall’istinto di sopravvivenza del sé all’annullamento dell'io
di Adolfo Santoro - sabato 18 giugno 2022 ore 07:47
L’egocentrismo dell’uomo inizia dall’istinto di sopravvivenza, cioè da circuiti del “tronco cerebrale” (nella figura la parte bianca, connessa al “cervelletto”, che nella figura è la parte bianca con strisce all’interno) e dalle loro estensioni nell'”ipotalamo” (una struttura profonda del cervello, grande quanto una mandorla, che non è visibile nella figura). Se, ad esempio, sei profondamente immerso nell'acqua, e sei senza fiato e a corto di ossigeno, questi circuiti ti spingeranno in superficie, per una boccata d'aria. A questo si aggiunge il comportamento difensivo, che deriva dalla necessità di proteggere lo spazio vitale, il tuo territorio, dalle minacce esterne.
Al di là dell’autoconservazione e dei comportamenti difensivi, il sé si amplia in strati attraverso un autocentramento sensoriale precoce, inconscio, inizialmente costruito all’interno del tronco cerebrale.
Sul tronco cerebrale poi si struttura, a livello del “sistema limbico” (un complesso di strutture profonde e aree cerebrali coinvolto nelle reazioni emotive, nelle risposte comportamentali, nella memoria a breve e a lungo termine, nell'apprendimento, nell'olfatto, nella percezione del tempo, nei meccanismi di motivazione e ricompensa, nel senso di gratificazione derivante dal raggiungimento di un obiettivo e nell'attenzione) e della corteccia cerebrale, un network, che etichetta gli eventi come buoni o cattivi, piacevoli o spiacevoli.
Un ulteriore livello di maturazione avviene con la maturazione della parte anteriore del cervello, che porta una speciale attenzione esecutiva in questa miscela orientata al sé: nei “lobi frontali” (la parte azzurra della figura) iniziamo a pianificare, proiettare o frenare molti dei nostri movimenti del corpo. Al contempo si sviluppa un sistema di riconoscimento istantaneo e delle risonanze più profonde del significato; questo sistema si organizza al livello dei “lobi temporali”, dell’”insula”, dell’”amigdala”, della “corteccia cingolata” e dei “lobi occipitali” (i lobi temporali sono colorati in verde nella figura; profondamente alle circonvoluzioni temporali si trovano l’insula e l’amigdala; la corteccia cingolata è una struttura profonda del lobo frontale, colorato in azzurro; i lobi occipitali sono colorati in rosa).
Attraverso successive stratificazioni si sviluppa poi il cervello sociale, che connette all’altro ed alla cultura e ci rende parte del “mondo condiviso”.
La maturazione ulteriore del cervello avviene attraverso il diventare consapevole del sé e delle relazioni con l’altro: attraverso il processo di acquisizione della consapevolezza, che è chiamato “meditazione”, possiamo percepirci, ma solo se ci distogliamo in modo intenzionale dall’attaccamento al mondo condiviso, come parte dei confini dell’universo, come parte dell’infinito/eterno. Allora la nostra evoluzione personale può entrare in un altro ambito, in cui bisogna solo mantenere costantemente di momento in momento, questa qualità dell’Essere, in cui, accanto ad un assorbimento profondo di annullamento dell’Io, si rivelano lampanti intuizioni di risveglio.
Adolfo Santoro