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sabato 05 ottobre 2024

VIGNAIOLI E VINI — il Blog di Nadio Stronchi

Nadio Stronchi

Nadio Stronchi, autore di “Vignaioli e vini della Val di Cornia e Isola d’Elba”, è un appassionato cultore di vini e, più in generale, di mondo agricolo. Bibliofilo e instancabile ricercatore è stato promotore di attività enoiche dentro la storia locale Val di Cornia, Toscana

​1932, la viticoltura e il vino nell’Isola d’Elba

di Nadio Stronchi - martedì 19 marzo 2024 ore 08:00

La popolazione dell’Isola d’Elba ha sempre fluttuato nel numero degli abitanti, influenzati dalle produzioni del vino. Con alti e bassi a seconda dei risultati: dalla quantità di vigneti, delle produzioni e delle decisioni dei governatori che si sono succeduti: romani, re, imperatori, nobili di vario rango, non tutti civicamente sensibili alle proprietà qualitative e quantitative del vino. 

Nel periodo napoleonico ci furono 5000 ettari di vigneti con 3000 produttori, i quali ricavavano redditi sufficienti a fissare una residenza nell’Isola. Era il 1932, “PER LA TUTELA DEI VINI” DA UNA PUBBLICAZIONE DEL MINISTERO DELLA AGRICOLTURA. Il sig. G Paoli, di cui l’autore degli scritti ha ignorato il nome (grave), fu direttore della Cattedra Ambulante di Agricoltura di Portoferraio, ci informò delle seguenti notizie: Prima dell’800 gli abitanti dell’Isola erano 6000 e la produzione vinicola non era sufficiente per l’autoconsumo, nel 1810 erano 12000 e la viticoltura crebbe notevolmente. Il sistema di potatura era Gujot. 1840. La popolazione raggiunse i 17000 abitanti, le viti raggiunsero i 32 milioni di ceppi con una produzione di 80.000 ql. di vini. 

Dal 1855 al 1881-1900, ci fu l’invasione della Fillossera che ridusse in miseria i produttori e ci fu l’esodo di gente verso lavori dell’industria. Gli istituti elbani non stettero con le mani in mano e il Comizio Agrario di Portoferraio intervenne per creare nuovi vigneti con barbatelle americane. Sempre il G Paoli ci racconta che il clima all’Isola non è freddo d’inverno (9%-6% gradi) e non è caldo d’estate con (25%-26% gradi). 

I vitigni più diffusi sono tra i bianchi: il Biancone e il Procanico (sottovarietà del Trebbiano Toscano). Tra i rossi: il Sangioveto Grosso o Sangioveto Toscano, L’Aleatico, l’Alicante Bouschet, Gran Noir, il Carignan (chiamato all’Elba legno duro) il Gamay (detto anche Beaujolajs) L’Aramon (chiamato anche Uva Francese), Tintiglia e un poco di Barbera. In minor misura furono coltivati il Moscato e l’Ansonica per i vini passiti. Questa marea di vitigni, in parte, furono portati nell’Elba da commercianti di vino i quali volevano prodotti molto alcolici. 

La Cattedra Ambulante e il Consorzio Cooperativo Elbano si opposero a questo “inquinamento” Ampelografico, e stabilirono che le caratteristiche dei vini elbani dovevano essere: Vino Bianco Comune fatto esclusivamente con Biancone e Procanico. Vino Bianco Fino con una vinificazione più razionale, profumato, non aspro. Vino Rosso Comune: vino alcoolico, di corpo, acido e tannico e ricco di colore. Vini di lusso: Aleatico, Moscato e Spumanti. Poche sono le cantine, gli ettolitri prodotti sono 110.000, da suddividere tra 3000 produttori, di questi pochi usano accorgimenti necessari per vini equilibrati. 

Spesso vendemmie precoci, mescolanza di uve a casaccio, pigiature senza diraspature con i piedi, fermentazioni in botti aperte con bucce e raspi e con tappatura approssimativa. Se l’acquirente ritardava si facevano due travasi: uno a dicembre e l’altro in primavera. Per l’Aleatico e il Moscato si appassivano le uve dagli 8 ai 15 giorni. I vini passiti variavano a seconda del grado zuccherino; Talvolta venivano dei vini marmellatosi (cioè con poca acidità e grado alcolico). Secondo alcuni tecnici elbani sostenevano che sarebbe occorso uno stabilimento sociale nel quale avrebbero usato tecniche avanzate. Per lo spumante ci fu una ditta che lavorò con il metodo Charmat (fermentazione in grandi tini chiusi). 

Il Ministero dell’Agricoltura pubblicò dei dati dalle analisi fatte a molti vini e ne usci fuori che i vini elbani avevano una componente chimica di ferro da 5 a 24mmgr per lt. Secondo il terreno; In media fu tra 12 e 16mmgr. Furono poche le aziende o ditte che vendevano vino imbottigliato. Anche in quel periodo l’Aleatico fu condizionato dalla illecita concorrenza di prodotti di imitazione. Ora, sono già molti anni, fin dalla DOCG, che l’Aleatico e il Moscato sono garantiti con l’etichetta e il bollino DOCG.

Vi propongo questo Elba Bianco DOC, fatto con uve di Ansonica (Inzolia), Biancame Trebbiano T. prodotto da Antonio Arrighi e figlie Ilaria e Giulia dalle quali prende il nome il vino “IlaGiù”. Ecco il seguente esame organolettico. Colore: Giallo paglierino con riflessi verdognoli (tonalità brillante). Olfatto: fine, armonico, fruttato con sentori di pesca e mela acerba, Gusto: armonico, sapido, equilibrato, note minerali.

Nadio Stronchi

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