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Lavoro domenica 21 dicembre 2025 ore 13:10

Crisi chimica, "servono politiche industriali"

Cgil sulla crisi del settore: "Mentre altri Paesi difendono con decisione le proprie industrie strategiche, l’Italia resta silente e subalterna"



ROSIGNANO MARITTIMO — "La cosiddetta Ratcliffe list, pubblicata il giorno successivo all'incontro della Filctem-Cgil in Regione Toscana convocato proprio per affrontare la crisi del settore chimico, rappresenta una conferma puntuale e preoccupante delle analisi che sosteniamo da tempo". Parole di Gianfranco Francese (segretario generale Cgil Livorno) e Stefano Santini (segretario generale Filctem-Cgil Livorno) che sono intervenuti sulla questione.

"Si tratta dell’elenco diffuso da Ineos che raccoglie oltre 90 impianti chimici europei che, nell’ultimo triennio, sono stati chiusi, avviati alla fermata definitiva o ne hanno annunciato la chiusura, con una perdita di capacità produttiva stimata in circa 25 milioni di tonnellate. Le dichiarazioni del fondatore e ceo di Ineos, Jim Ratcliffe, che parla apertamente di 'crollo dell’industria chimica europea', non descrivono uno scenario futuro ma una crisi già in atto, con effetti devastanti sull’occupazione, sulla tenuta industriale e sull’autonomia produttiva del nostro Paese e dell’Europa. Come Cgil e Filctem-Cgil rivendichiamo di aver fatto bene ad attivarci immediatamente, portando il tema all’attenzione della politica locale di Rosignano e della Regione Toscana". 

Il territorio di fatto è direttamente coinvolto: Ineos a Rosignano conta due stabilimenti, circa 400 lavoratrici e lavoratori diretti e oltre 600 complessivi considerando l’indotto.

"La Ratcliffe list certifica il fallimento delle politiche industriali europee e nazionali. - hanno proseguito - Un patrimonio produttivo costruito in decenni viene progressivamente smantellato senza una strategia credibile di difesa e rilancio dei settori strategici. In questo contesto, l’attuale Governo italiano appare del tutto inadeguato. Un governo sdraiato sulle posizioni americane, incapace di contrastare i dazi e le distorsioni del commercio internazionale, e la cui afonia nel contesto europeo sul tema del contrasto ai dazi americani è motivo di forte preoccupazione. Mentre altri Paesi difendono con decisione le proprie industrie strategiche, l’Italia resta silente e subalterna, lasciando lavoratori e territori esposti a chiusure e dumping.

"Invece di mettere in campo una strategia per affrontare il costo dell’energia che grava pesantemente sui costi produttivi delle imprese, la decisione del Governo Meloni di aumentare le accise sul gasolio è una scelta che sgomenta. Colpisce direttamente la logistica e l’industria manifatturiera, come se le materie prime e i prodotti finiti non viaggiassero su gomma ma con mongolfiere ad elio. È un provvedimento che dimostra una totale distanza dalla realtà concreta dei processi produttivi e che rischia di aggravare ulteriormente la crisi industriale. La concorrenza sleale, l’esplosione dei costi energetici e l’assenza di strumenti efficaci di protezione commerciale stanno mettendo in ginocchio un comparto che vale oltre un trilione di euro ed è essenziale per la difesa, la sanità, l’alimentazione e l’industria manifatturiera. - hanno aggiunto Francese e Santini - Non ci risulta che il ceo e fondatore di Ineos sia iscritto alla Cgil; eppure le preoccupazioni che oggi esprime sono le stesse che il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, denuncia da tempo: senza una svolta immediata nelle politiche industriali e commerciali, l’Italia e l’Europa rischiano una desertificazione produttiva irreversibile".


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