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Attualità martedì 26 luglio 2016 ore 12:56

Un ricordo critico di Danesin

Roberto Bongini, Sel Valdera

Il coordinatore di Sel Valdera Roberto Bongini ripercorre il cammino politico dell'ex sindaco e ne commenta le scelte in materia di sviluppo



ROSIGNANO M.MO — "Ho fatto passare qualche giorno dal funerale di Giuseppe Danesin per esprimere delle considerazioni sul suo percorso politico. Beppe lo conoscevo bene, non solo perché mi ha visto piccolo ed è stato nell'Ammnistrazione del Marchi e poi assessore sempre con mio zio quando era sindaco ma anche perché sono stato un dirigente locale e provinciale prima della Fgci, poi del Pci, Pds, fino ai Ds prima che andassi a vivere 15 anni a Pontedera".

Parte da queste premesse il commento di Roberto Bongini, coordinatore di Sel Valdera, dopo la scomparsa dell'ex sindaco di Rosignano: un ricordo che si nutre di affetto e rispetto, ma che non è esente da un'analisi talvolta molto critica. "Danesin è stato un grande "animale" politico, capace di pensieri lunghi e di un grande fiuto politico - riconosce Bongini. -  Uno dei pochi che era attento a quello che di nuovo si muoveva nella società e nel mondo cercando di anticiparlo".

"Uno dei pochi che aveva capito, prima che altri lo pensassero, che la cultura e il bello sono anche pane - prosegue Bongini. - Quello che non condivido di Beppe è la sua idea di modello di sviluppo del territorio: l'autostrada (anche quella grande mutazione genetica del tessuto di Rosignano), lo Scapigliato,il porto (Che poi è stato ridimensionato e non ha visto lo sviluppo alle Spianate e al resto del territorio per cui era nato) e la scelta del Pvc".

"In particolare il referendum sul Pvc che vide il voto ai sedicenni e che per la prima volta metteva veramente in discussione un legame di sudditanza con la multinazionale Solvay. Quel referendum non lo capì la classe dirigente dell'allora Pci e che poteva essere il punto di snodo per costruire un diverso modello di sviluppo del territorio, non più succube della fabbrica e di costruzione di una nuova classe dirigente".

"Invece fu fatta la scelta miope di fare finta di niente e di continuare in una collateralità con la fabbrica (con una forte responsabilità della Cgil e dei sindacati) proseguendo su un modello di sviluppo bocciato dal referendum".

"Il non avere fatto i conti con questo ha prodotto quello che oggi è Rosignano, con una classe dirigente non all'altezza delle sfide che ci attendevano" aggiunge Bongini. Per poi precisare: "Badate bene, non c'è l'ho con gli amministratori di oggi, ma con chi ha gestito quel Partito che non ha affrontato le sfide nuove che aveva davanti. Sono tutte persone che conosco molto bene e alle quali sono anche molto affezionato, ma ciò non mi esime da un giudizio politico".

"Ecco, Beppe di questo ne è stato partecipe, protagonista e responsabile al pari di chi oggi rimane. Penso che responsabilità e ruolo della parte a cui io faccio riferimento sia quello di continuare a credere che un modello di sviluppo diverso sia possibile, che si può liberare energie che siano veramente innovative e pongano le basi di una idea di Rosignano libera dalla collateralita' con la fabbrica, che esca dai giochini di pezzi storici del sindacato, che rilancino un territorio che ha una sola risorsa: il mare, la collina e il suo territorio".

"La fabbrica dovrebbe ridare (ma è discorso vecchio) quello che ha tolto al territorio, ridargli qualcosa indietro - conclude Bongini. - La sfida di oggi e di domani è' questa".


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