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Attualità giovedì 09 luglio 2015 ore 15:10

La Liberazione della 'piccola Cassino', 71 anni fa

Immagine di repertorio

L’11 luglio 1944 soldati americani, accompagnati da alcuni partigiani locali, entrarono nel castello di Rosignano Marittimo semidistrutto



ROSIGNANO MARITTIMO — Nel corso della calda estate del 1944  il territorio del Comune di Rosignano fu liberato dall’oppressione nazifascista. Una liberazione che costò la vita a moltissime persone, soldati, partigiani, ma anche numerosi civili, vittime della battaglia che precedette la liberazione e della barbarie nazista che portò agli eccidi e alle stragi. 

Per questo sabato 11 luglio il Comune di Rosignano celebrerà la Liberazione con una cerimonia di ricordo e mazzi di fiori con il tricolore saranno apposti ai cippi del Saracino, della famiglia Nocchi, di Lio Picchianti e di Goriano Gorini. La cerimonia avrà luogo a partire dalle ore 11 in piazza Carducci, davanti al Monumento ai Caduti, dove verrà apposta una corona. Saranno presenti il sindaco Alessandro Franchi, la presidente del Consiglio Comunale Caterina Giovani ed il presidente dell’Anpi locale Giacomo Luppichini.

“Con questa cerimonia - hanno sottolineato il Sindaco Franchi e la Presidente Giovani - andiamo a ricordare un momento cruciale della nostra storia e a riflettere sui valori universali di libertà e di democrazia. Settantuno anni fa, l’11 luglio 1944, i soldati americani, accompagnati da alcuni partigiani locali, entrarono infatti nel castello di Rosignano Marittimo semidistrutto, ma finalmente liberato dall’occupazione nazista, al termine di una battaglia così aspra che ha valso a Rosignano l’epiteto di 'piccola Cassino'. Partendo dalla memoria di quel giorno storico, vorremmo ricordare anche il sacrificio dei tanti civili che in quelle settimane persero la vita e, non di meno, tutte le persone che anche in tempi recenti in tutto il mondo sono morte e muoiono a causa di guerre, dittature, barbarie e violenze gratuite”.

La cerimonia si concluderà con l’apposizione della corona, mentre mazzi di fiori con il nastro tricolore verranno apposti ai cippi che negli anni scorsi il Comune di Rosignano e l’Anpi hanno voluto posizionare sul territorio per mantenere viva la memoria delle violenze gratuite degli omicidi efferati compiuti dalle truppe tedesche in ritirata: i morti dell’eccidio di Vada, ricordati con la cerimonia del 20 giugno scorso, le uccisioni dei partigiani Picchianti e Gorini, l’eccidio perpetrato al podere del Saracino e quello della famiglia Nocchi in località Acquabona.

LA BATTAGLIA DI ROSIGNANO E LA LIBERAZIONE DELL’11 LUGLIO 1944. Dal resoconto redatto dal Colonnello Schildroth e dal Capitano Nabity del Comando dell’Esercito degli Stati Uniti. “(…) La battaglia per la cattura di Rosignano si aprì il 3 luglio con il 3° ed il 1° Battaglione che avanzarono attraverso Vada. I primi contatti con il nemico dimostrarono che i tedeschi avevano deciso di fare una salda resistenza sulla città. Piccoli fuochi d’armi si svilupparono in intensi combattimenti ed il nemico con una posizione di osservazione eccellente fece largo uso di pistole s/p, artiglieria e mortai. (…) Dopo una forte opposizione nemica e difficoltà causate dal terreno, gli uomini che guidavano il terzo battaglione entrarono in città con successo, con i carrarmati che guidavano l’attacco; ma le perdite furono pesanti. (…) La battaglia per la città divenne via via più pesante man mano che il nemico, organizzando i rinforzi, si raggruppava e contrattaccava. I cecchini abbondavano. Un numero considerevole di civili era rimasto in città, dato che i violenti combattimenti impedivano ogni fuga. Molti vennero uccisi e feriti e i Partigiani che aiutavano i nostri nei combattimenti ne rimuovevano il più possibile. Al tempo della cattura della città c’era infatti la paura che i numerosi morti sparsi sulle strade potessero causare un’epidemia e Rosignano venne interdetta a tutte le truppe, tranne quelle costrette a rimanervi. I nostri attacchi furono rinnovati l’11 luglio e, dal tardo pomeriggio, il nemico fu respinto. Prendemmo prigionieri, infliggemmo pesanti perdite e ci impadronimmo di un po’ di materiale, incluso pezzi di artiglieria. (…) L’11 luglio il Generale Clark, accompagnato dal Generale Ryder, visitò il Reggimento dove il Generale Clark appuntò personalmente l’aquila d’argento al colletto del Comandante del 135° Reggimento di Fanteria Colonnello Ashton H. Manhart”.


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