Alessandro Tofanelli : la poesia del paesaggio
di Riccardo Ferrucci - sabato 18 novembre 2017 ore 08:25
Abbiamo incontrato Alessandro Tofanelli , uno degli autori toscani contemporanei più importanti. Regista, documentarista e pittore che ha trovato una consacrazione anche all’estero. Un ‘artista estremamente moderno che ha saputo reinterpretare in un modo raffinato l’immagine poetica della Toscana , dove vive in un splendido casale nel comune di Vecchiano.
Come riesci a coniugare il tuo lavoro di pittore con quello di
documentarista e di regista ?
"In realtà anche se si utilizzano tecniche diverse parliamo sempre della stessa cosa, c’è sempre un progetto dietro ogni costruzione artistica. Poi il linguaggio si diversifica, per un film ho bisogno di una sceneggiatura e per un dipinto ho bisogno di un disegno preparatorio. Comunque sono sempre creazioni artistiche e le mie opere, pur con linguaggi diversi, tendono a trovare identiche emozioni."
Che cos’è l’arte ?
"Tanto per cominciare l’arte non è artigianato, soprattutto nelle arti figurative perché il prodotto artistico è da sempre valido proprio per la sua unicità; è vero che esistono livelli di artigianato artistico che sono elevatissimi e che anticamente Michelangelo non sarebbe riuscito a realizzare così bene ciò che ha fatto senza l’ausilio degli scalpellini, ma essi senza la sua inspirazione no avrebbero concluso nulla. Salvador Dalì diceva “ quel pensiero sublime, quella cosa in più, quel tocco che solo un angelo può possedere.” Purtroppo in questi ultimi tempi ci si sta allontanando da questo concetto preferendo stupire, indignare, respingere, irritare, turbare a discapito della qualità delle opere."
Le tue ultime mostre sono state realizzate all’estero, che ne pensi dell’Italia ?
“ In Italia siamo arrivati ad un punto zero, all’estero c’è molta più attenzione alla qualità delle opere. All’estero ci sono molti galleristi che vanno a cercare la qualità e la sincerità nel lavoro; in Italia si continua a concepire il lavoro dell’artista soltanto in termini commerciali. Adesso è sufficiente pagare il gallerista per fare una mostra, prima esistevano altri criteri e c’erano dei critici d’arte che selezionavo i lavori migliori.”
Nella tua pittura c’è un forte modernità , ma anche un legame forte con la Toscana, con i paesaggi che ti circondano.
“ Diceva il mio amico Silvano Ambrogi "se vuoi essere universale parla del tuo paese". Anch’io credo che per essere attuali bisogna rappresentare realtà che conosci, i luoghi in cui vivi e sei cresciuto. Non credo che per essere moderni bisogna per forza rappresentare nei tuoi quadri New York. La modernità di un’opera dipende dalla tecnica usata, i miei quadri rappresentano la vita di tutti i giorni, ma con una sguardo particolare, che penetra nella profondità dei sentimenti.”
Qual è il tuo messaggio ?
“Vorrei soffermarmi su alcuni aspetti della vita che rischiano di essere dimenticati ed essere capace di accorgermi e stupirmi delle cose semplici, attingendo anche dalla memorie di persone che non ci sono più. Oggi tutto passa e si dimentica in un attimo, per crescere e rinnovarsi invece è il nostro passato che c i insegna a preparare il futuro.”
Ci puoi parlare del tuo rapporto con Antonio Tabucchi che ha dedicato uno suo racconto ad un tuo dipinto.
“ C’era un rapporto d’amicizia con Antonio, mi ha fatto estremamente piacere che abbia scelto un mio dipinto per un suo racconto. E’ un rapporto che affonda le radici nel passato, passavano diversi mesi senza vederci, poi veniva a vedere una mia mostra e rinasceva un dialogo molto ravvicinato. La sua scomparsa è una grande perdita per la cultura italiana."
Quali sono gli artisti che ammiri e in che modo hanno influenzato le tue opere ?
“ Uno dei primi libri che mi comprò mia madre era su Van Gogh ed io impazzi con Van Gogh; da allora la mia vita è stata costellata di incontri artistici e di innamoramenti che mi hanno dato tante emozioni. Ricordo una mostra di Bonnard e tante altre emozioni con artisti di tutti i generi, da Caravaggio a Francis Bacon; mi piace moltissimo anche l’astratto.”
Riccardo Ferrucci