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Lavoro giovedì 05 novembre 2015 ore 19:50

Smith, con 5 scalpelli al giorno la fabbrica resta

Da lunedì alcuni lavoratori saranno in cassa integrazione per due settimane; poi si prevede lo stop di tutta l'azienda a causa della crisi del settore



VOLTERRA — ”E' stato richiesto un pacchetto di 13 settimane di cassa integrazione ordinaria che inizieranno da lunedì 9 novembre, ma per le prime due settimane lo stabilimento resterà aperto con alcuni lavoratori poiché c'è la necessità di portare a termine le fasi di lavorazione già iniziate”. E' Andrea Pagni, rsu della Smith Bits di saline di Volterra a parlare dopo la riunione che si è svolta questa mattina, 5 novembre, nella sede dell'Unione industriali a Pisa, fra rappresentanti sindacali, azienda e Confindustria.

Il motivo dell'incontro è stato la ratifica della cassa integrazione chiesta dall'azienda per i 78 dipendenti dello stabilimento di via Traversa. Dunque, secondo la programmazione stabilita, per le due settimane lavorative dal 9 al 20 novembre, non saranno al momento tutti i lavoratori ad essere interessati dagli ammortizzatori sociali. “Successivamente sarà fatta la programmazione per le settimane seguenti – illustra Pagni – ma l'idea dell'azienda è quella di andare verso le chiusure collettive, per contenere i costi”.

“La cassa integrazione ordinaria è uno strumento flessibile e i lavoratori potrebbero essere richiamati in caso di ripresa: non è detto che le 13 settimane previste siano utilizzate tutte e da tutti i dipendenti  – prosegue la Rsu Fiom - anche l'azienda guarda alla situazione con relativo ottimismo e si prevede una ripresa dell'attività già da gennaio”.

“Considerando i dati relativi ai ritmi di settembre ed ottobre – aggiunge il delegato sindacale -  con la produzione 5 scalpelli al giorno si arriva a mantenere lo stabilimento in attivo e non in perdita”. Dunque la fabbrica di Saline, producendo 2 Big Bits, gli scalpelli più grandi che sono il fiore all'occhiello dello stabilimento, più 3 scalpelli con diametri più piccoli, resterebbe in piedi, raggiungendo il punto di equilibrio fra costi e guadagni.

Resta però da capire quando le trivelle per la perforazione di via Traversa torneranno ad essere spendibili sul mercato. Perchè alla base della cassa integrazione, come spiegato dall'azienda stessa, c'è sempre la crisi internazionale del settore petrolifero. La domanda del greggio è calata notevolmente rispetto all'offerta: in soldoni c'è più petrolio di quello serve ed il prezzo è basso. Le grandi compagnie hanno tentato nei mesi scorsi di sopperire al basso prezzo del petrolio aumentando la quantità, ma hanno così inflazionato l'offerta. Da qui la decisione dei colossi mondiali dell'Oil & Gas di sospendere le perforazioni, anche alla luce dei delicati equilibri di mercato fra l'Arabia Saudita e il greggio a stelle e strisce e le decisione dell'Opec.

“Anche Eni con questa crisi del mercato – spiega Pagni – ha annunciato che nel 2016 in Italia resterà aperto un suo solo impianto”. “La ripresa del settore – aggiunge – è prevista all'inizio del secondo semestre del 2016 secondo Schlumberger, mentre altri come Halliburton che è il principale concorrente, sostengono che la crisi terminerà solo nel 2017”.

Riflessioni sul mercato internazionale del greggio che solo gli analisti e gli esperti di borsa possono approfondire. Ciò che però è certo, è che a Houston il 15 ottobre la Schlumberger Limited, multinazionale leader del settore che nel 2010 ha acquisito la Smith, ha annunciato i risultati per il terzo trimestre del 2015. Risultati non incoraggianti, come ha spiegato lo stesso presidente e amministratore delegato Paal Kibsgaard: "le entrate di Schlumberger nel terzo trimestre sono diminuite del 6 per cento”. L'ad nella nota ufficiale parla poi di “un continuo calo di attività di perforazione e di una persistente pressione sui prezzi in tutte la nostre attività globali”.

"Il contesto economico è ulteriormente peggiorato nel corso del terzo trimestre – si legge ancora nella nota di Schlumberger - Tuttavia, le azioni di riduzione dei costi che abbiamo messo in atto nei trimestri precedenti e l'accelerazione del nostro programma di trasformazione, ci ha permesso di proteggere la nostra performance finanziaria da quella che si preannuncia essere la più grave recessione nel settore da decenni”.
Contro la 'crisi nera dell'oro nero', dunque, anche tagli al personale da parte di Schlumberger e delle altre aziende nel mondo, come è accaduto a Saline con il ridimensionamento della fabbrica e 114 lavoratori fuori dell'azienda.

Alessandra Siotto
© Riproduzione riservata


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