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Attualità martedì 09 giugno 2015 ore 17:00
Operazione riccio di mare: controlli a tappeto
Da Viareggio all'Elba, da Firenze a Porto Santo Stefano: 60mila euro di multe a ristoranti, grossisti e pescherecci. 300 chili di prodotti sequestrati
LIVORNO — Si chiama “paracentrotus lividus”, nome scientifico del riccio di mare, l'operazione della Direzione Marittima di Livorno che ha portato a circa 60mila euro di sanzioni e circa 300 chili di prodotti sequestrati, con 298 controlli effettuati e 38 illeciti accertati.
Si tratta di prodotti non tracciati, ma anche di cattura di specie ittiche in periodo vietato e mancata registrazione degli sbarchi del pescato. Sono queste le violazioni più rilevanti riscontrate dagli ispettori pesca delle Capitanerie di porto della Toscana durante l’operazione.
Coordinata dal Reparto Operativo Direzione Marittima di Livorno, agli ordini dell’Ammiraglio Arturo Faraone, si è conclusa un’intensa attività di controllo, sia a terra che in mare, nella quale sono stati impiegati 48 uomini e 14 mezzi navali. Sbarchi, vendita all’ingrosso, al dettaglio, anche nell’ambito della grande distribuzione e della ristorazione le fasi commerciali più sottoposte al setaccio dai militari. Un lavoro che ha visto anche le “verifiche incrociate”, impiegando i sistemi informatici e le banche dati a disposizione degli ispettori per il monitoraggio dei movimenti delle partite di prodotto ittico messo in commercio.
In particolare, gli ispettori del Centro Controllo Area Pesca della Direzione Marittima di Livorno hanno eseguito una mirata attività di monitoraggio, tramite il sistema di identificazione dei pescherecci, riguardante cinque unità appartenenti alla marineria di Porto Santo Stefano. Pescherecci che avevano intrapreso la navigazione e l’attività di pesca a strascico in una giornata festiva, circostanza severamente vietata. Per questo, complessivamente, sanzioni amministrative pari a 20mila euro, oltre all’applicazione di 60 punti di penalità sui titoli professionali dei comandanti e sulle licenze di pesca delle varie imprese sanzionate.
Gli stessi ispettori, inoltre, mediante l’accesso al database del Sistema Italiano della Pesca e dell’Acquacoltura, hanno accertato e contestato ad un noto grossista di Viareggio la commercializzazione, in tempi vietati, di esemplari di aragosta. Per la società è scattata una sanzione di 4mila euro. Non solo: anche in questo caso le verifiche ad incrocio dei dati di pesca e delle documentazioni commerciali, acquisite dai militari della Capitaneria di porto di Viareggio, hanno permesso di smascherare anche i comandanti dei pescherecci che avevano effettuato le catture in mare.
A Porto Santo Stefano, invece, nell’ambito di una verifica presso un noto grossista della zona, i militari hanno sottoposto a sequestro amministrativo 125 chili di prodotti ittici freschi e congelati, privi delle informazioni obbligatorie necessarie per la tracciabilità dello stesso.
Anche a Vinci, in provincia di Firenze, in un ristorante etnico, sono state trovate alcune partite di prodotto ittico di dubbia provenienza poiché prive delle informazioni obbligatorie per individuarne il percorso commerciale.
A Portoferraio, in tre ristoranti, sono stati accertati altrettanti illeciti penali per tentata frode nell’esercizio del commercio. Le verifiche hanno consentito di sottoporre a sequestro probatorio circa 30 chili di pesce ghiaccio, ravioli alla cernia, polpi e tonno a pinne gialle.
A Viareggio, invece, sono oltre 50 i chilogrammi di prodotti ittici vari sequestrati dai militari che hanno comminato sanzioni ai responsabili, per un totale di oltre 13mila euro, per l’immissione in commercio e tentata somministrazione di alimenti di provenienza dubbia. Sempre a Viareggio, anche i pescatori cosiddetti “pseudo-sportivi” non sono sfuggiti ai controlli: sequestrati 26 nasse e 1 rastrello a mano per la raccolta delle telline.
Inoltre, nelle cucine di 4 ristoranti della Versilia sono state trovate telline sgusciate e congelate, contenute in sacchetti di nylon anonimi, molto probabilmente frutto della pesca ricreativa illegale e privi di qualsiasi attestazione sanitaria. A questo proposito, la Direzione Marittima di Livorno ricorda che il prodotto della pesca sportiva e ricreativa non può, in alcun modo essere commercializzato né acquistato, in quanto sfugge alla catena dei controlli igienico-sanitari e di tracciabilità, obbligatori per tutti i prodotti della pesca, con conseguente pericolo per la sicurezza dei consumatori, ignari dell’acquisto o del consumo di un prodotto non controllato igienicamente.
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