Attualità mercoledì 20 agosto 2025 ore 09:34
Gli antichi lavatoi si raccontano

Dopo i lavori di restauro, presentato il progetto che ridà voce a un pezzo di storia del capoluogo collinare
ROSIGNANO MARITTIMO — Sulla via principale che porta verso la strada 206 Emilia, ad un certo punto, sotto la collina di Rosignano Marittimo, c’è una curva repentina sulla sinistra. Si comincia a salire seguendo alcuni tornanti, fino a quando si incontra una piccola rotatoria dalla quale si dipana una strada ombreggiata dai cipressi che sale repentinamente verso il Castello, sede storica del Comune. Sotto la rotatoria, invece, comincia una breve scalinata rustica che porta in uno dei luoghi più belli del capoluogo collinare, ovvero l’area dei lavatoi costruiti poco dopo la metà del 1800 e rimasti funzionanti fino a tutti gli anni Sessanta del Novecento. Siamo in via della Fonte, dove si sente ancora in sottofondo lo scorrere dell’acqua. E si spera che presto possano essere posizionati cartelli che indichino la presenza della struttura e raccontino un po’ della storia.
Un secolo di storia, prima che le lavatrici, negli anni Sessanta del boom, cominciassero a invadere le case, è stata lavata via dalle acque che ancora circolano all’interno della struttura che solo da pochi mesi, con la fine del cantiere di restauro, è stata riconsegnata alla collettività insieme anche alla narrazione, ovvero racconti di vita vissuta da persone ormai anziane, testimoni di un’epoca e di una società molto diverse da quelle di oggi.
I lavatoi hanno ospitato tutti i protagonisti di un progetto partecipativo del Comune di Rosignano Marittimo, con la Regione Toscana, dal titolo “Lavatoi: un’immersione nella storia, un tuffo nel futuro”.
È stato l’assessore alla cultura Giulio Rotelli a introdurre la mattinata: “Questo dei lavatoi - ha detto - è stato un luogo importante per la socialità del paese. Le donne venivano a lavare i panni e c’era anche una fonte dove prendevano l’acqua per le cose di casa. È quindi un luogo storico che molti anziani ricordano ancora, ma del quale i giovani non hanno memoria. Quindi benissimo il restauro, che ha restituito ai lavatoi l’antica bellezza, ma era anche importante avviare un progetto che andasse a intersecare un tracciato intergenerazionale di conoscenza e narrazione”.
Importante, nell’ambito del percorso partecipativo che vede impegnati Comune e Regione Toscana, anche il coinvolgimento delle associazioni del territorio. Con Artimbanco capofila (con l’Ordigno) e quindi la collaborazione di Università Popolare, Mutuo Soccorso di Rosignano Marittimo, Auser, Amici di Marco, Museo Civico Archeologico “Palazzo Bombardieri” e Fabbrica Immagine i cui fotografi, durante la presentazione, hanno scattato centinaia di fotogrammi, cercando volti ed espressioni, mentre la narrazione cominciava a risuonare sotto le grandi tettoie dei lavatoi. Un luogo magico per molti. Sicuramente un luogo della memoria da tramandare e rendere viva.
“Ho vissuto direttamente questo posto quando ero bambina. Per me era un luogo magico. Sono livornese, ma i miei nonni erano di Rosignano Marittimo e abitavano al Castello. L’estate - ha ricordato Silvana Ghelli - la passavo da queste parti e ai lavatoi venivo con mia nonna. Erano molto frequentati. La mattina c’era sempre un bel gruppo di donne. Mi ricordo benissimo, ho ancora l’immagine davanti ai miei occhi, questi grandi lenzuoli lavati nelle conche dove scorreva l’acqua in continuazione. Rivedo ancora con la memoria le donne che strizzavano il lenzuolo in due, facendo un poderoso torchon. E ricordo come subito dopo il lenzuolo venisse messo in una tinozza di ferro, la proprietaria poggiava sulla sommità del capo alcuni asciugamani girati su stessi e poi con l’aiuto di due donne, la tinozza veniva issata sulla testa”. La lavandaia tornava allora in paese, per consegnare il bucato appena fatto alle famiglie facoltose che potevano permettersi oltre alla cameriera anche una persona addetta al lavaggio del bucato che veniva strofinato con grossi pezzi di sapone di Marsiglia. Ma in mezzo ai lenzuoli lavati per gli altri, c’erano, quasi sempre, anche quelli della propria casa.
“Avevo appena 8 anni quando venivo qua - ha ricordato Renzo Giusti - Ero piccino ma lavoravo già ai Macelli, all’ammazzatoio, che era davanti ai lavatoi. Sono passati almeno settant’anni… Per me, questo, è un luogo dell’infanzia. Me le ricordo bene le donne, erano sempre tante, anche una decina. Arrivavano la mattina. C’erano quelle che lavavano per le famiglie che stavano bene - ha proseguito Renzo - ma anche donne che lavavano la propria biancheria. Ed era un divertimento sentirle cantare tutte insieme, anche le canzoni di Sanremo. Ero un bimbetto, ma ho tanti ricordi della vita che ruotava attorno ai lavatoi e al macello. Alcuni sono legati alle due grandi vasche che si trovano tuttora all’interno del lavatoio, a metà del corridoio principale. Il mi’ nonno ci buttava dentro il carbone per depurare l’acqua che veniva poi utilizzata da tutto il paese”.
Come ha evidenziato Marco Leone di Artimbanco, “non esiste comunità se non c’è narrazione”. E la narrazione è l‘ultimo step del progetto partecipativo che ha il suo cuore nei lavatoi, ma è anche dedicato a Rosignano e al suo territorio.
“Il percorso che stiamo portando avanti coinvolge molte realtà della zona - ha sottolineato Leone - ed è un percorso partecipativo per ‘dare voce’ ai lavatoi. Si parte dal recupero storico, del perché e per come sono stati costruiti, quando questo è avvenuto, quale vita sociale e culturale ruotava attorno ad essi. Cercheremo poi di condividere il progetto con la comunità di Rosignano Marittimo mentre cerchiamo persone anziane per le narrazioni relative a tutto quanto accadeva ai lavatoi“.
Alla fine il progetto prevede anche letture specifiche dell’argomento, e forse anche un video, coinvolgendo i ragazzi delle scuole, ma non solo. Perché Artimbanco è anche Teatro Ordigno di Vada, e il direttore artistico Franco Santini si è detto ben felice di ospitare e diffondere il progetto.
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