Questo sito contribuisce alla audience di 
QUI quotidiano online.  
Percorso semplificato Aggiornato alle 10:13 METEO:CECINA16°  QuiNews.net
Qui News cecina, Cronaca, Sport, Notizie Locali cecina
giovedì 28 marzo 2024
Tutti i titoli:
corriere tv
Il papà di Ilaria Salis in tribunale a Budapest: «Speriamo di ottenere i domiciliari»

Spettacoli giovedì 11 marzo 2021 ore 17:42

​La reazione del Gabbro allo sceneggiato su Nada

L’opinione dei compaesani di Nada Malanima al film andato in onda ieri sera su Rai1 e seguito da 5 milioni e mezzo di telespettatori.



ROSIGNANO MARITTIMO — Quando si tocca la vita di una persona con i relativi riferimenti biografici compresi, luoghi e persone è ovvio che ci si esponga anche al parere di chi quei luoghi li popola da sempre. Ed i gabbrigiani, i compaesani della cantante livornese Nada Malanima, nata al Gabbro il 17 novembre 1953, sui social ed alle nostre domande hanno detto la loro dopo aver visto la docu-fiction  "La bambina che non voleva cantare"

Paolo Bini sul Gruppo FB “Sei del Gabbro se…” dice: “Stasera ho visto, purtroppo in parte, la fiction su RAI 1 dedicata alla storia dell'infanzia ed adolescenza di Nada al Gabbro fino all'esordio al Festival di Sanremo con la celebre canzone "Ma che freddo fa", che poi si rivelò un successo nazionale. Purtroppo le scene riferite al paese non sono state girate al Gabbro (chissà perché poi) e la parlata dei protagonisti era più un toscano fiorentino che livornese. Al di là di questo, comunque la fiction è stata interessante e direi che sono stati bravi la protagonista e gli attori (in particolare l'attrice che faceva la parte della madre di Nada).”

E Sabry ci scrive: “Il film di ieri sera mi sarebbe piaciuto di più se non avesse raccontato la vita di Nada. Perché ambientarlo al Gabbro quando del Gabbro non c'è niente (il film è girato nel Lazio) e con gli attori che parlano fiorentino?”. Sulla stessa linea anche Ivana Graziani: “Un film piacevole, ma sono molto delusa dal fatto che non ci siano scene girate al Gabbro, infatti quei luoghi che vediamo nel film non appartengono alla storia di Nada e a tutti i gabbrigiani che l'hanno amata, non appartengono a tutti quelli che, con pennello e tinta dopo il festival hanno pitturato i muri con la scritta (W NADA) comunque Nada è una grande cantante, e io da gabbrigiana sono sempre orgogliosa nel dire che è una mia compaesana, vorrei che Nada lo sapesse.”

Nel cast compaiono in effetti attori toscani come la talentuosa protagonista Tecla Insolia, di Piombino, Sergio Albelli, di Pescia, che nel film è Gino Malanima, il padre di Nada che definirei la figura chiave per la comprensione della storia e Daria Pascal Attolini di Firenze (da qui le critiche impietose per l’accento!). Ci sono però naturalmente, anche molti attori non toscani come Carolina Crescentini che ha saputo sostenere con bravura il ruolo cruciale della madre di Nada, Viviana, e poi Nunzia Schiano, originaria di Portici che interpreta la dolce nonna Mora; Paolo Calabrese, romano, che incarna con sensibilità la figura del maestro di canto di Nada e Paola Minaccioni anch’essa romana, nel film suor Margherita, la religiosa che per prima si accorge delle grandi doti della bambina accolta nel suo coro. 

Per chi fa l’attore è normale vestire panni di personaggi che hanno natali diversi dai propri ma l’orecchio vuole la sua parte e come tutti gli altri sensi risponde positivamente quando riconosce veridicità in ciò che ascolta e non sempre l’imitazione riesce nell’intento. Detto questo, tutto il cast ha dato prova di bravura e il film ci sembra di poter dire essere pienamente riuscito, anche se l’ultima parola ce l’avrebbe lei, Nada.

Nel paese di Gabbro, da cui nasce anche il nome della roccia ignea intrusiva, vivono oggi circa 900 abitanti ma negli ani sessanta era campagna pura dove le persone vivevano dei frutti della terra, degli animali che i più fortunati allevavano e dei mestieri che ci cercava di imparare. Gino, il babbo di Nada, era un contadino e sua moglie Viviana vendeva polli. 

A quei tempi c’erano infatti le ‘gabbrigiane’ che lo storico Pietro Vigo nel capitolo XII di un suo volume dedicato a Montenero così diceva di loro: ”Molte donne che abitano al Gabbro o in altri villaggi delle colline livornesi, vengono tutti i giorni e con tutti i tempi a vender le uova, la cacciagione, i polli, le patate ed altro a Livorno, dove son chiamate col nome generico di gabbrigiane.“ Diversi pittori macchiaioli dell’ottocento quali Renato Natali, Carlo Domenici e Giovanni Fattori, delle “Gabbrigiane” ne avevano fatto anche le protagoniste di alcuni loro dipinti.

Elisa Cosci
© Riproduzione riservata


Se vuoi leggere le notizie principali della Toscana iscriviti alla Newsletter QUInews - ToscanaMedia. Arriva gratis tutti i giorni alle 20:00 direttamente nella tua casella di posta.
Basta cliccare QUI

Iscriviti alla newsletter QUInews ToscanaMedia ed ogni sera riceverai gratis le notizie principali del giorno
L'articolo di ieri più letto
Filcams Cgil ha organizzato dei presidi di protesta in tutti i punti vendita Unicoop Tirreno della provincia di Livorno
Offerte lavoro Toscana Programmazione Cinema Farmacie di turno

Qui Blog di Gianni Micheli

QUI Condoglianze



Ultimi articoli Vedi tutti

Attualità

Attualità

Attualità

Lavoro