I carabinieri di Firenze hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto d’iniziativa sette appartenenti ad una pericolosa organizzazione criminale che avrebbe fatto furti e rapine in tutta Italia.
I sette, di età comprese tra i 21 e i 36 anni, tutti di etnia rom e dimoranti nel campo nomadi di Napoli Secondigliano, sono stati fermati in provincia di Pisa, nel Comune di Riparbella dove i avrebbero fatto base per i colpi effettuati in Toscana e nelle regioni vicine.
La banda, come modus operandi aveva quello di scegliere delle case isolate per fare da covo e punto di partenza per le varie azioni criminali.
Nella casa in Valdicecina è stata sequestrata la refurtiva relativa a colpi messi a segno in varie province, da Lucca a Pisa fino a Modena e Mantova. Nelle disponibilità della banda anche due auto di grossa cilindrata, dotate in un lampeggiante blu simile a quello della polizia.
Per i sette è scattata la misura cautelare in carcere. Si trovano nel penitenziario di Livorno.
Il più giovane della banda è accusato anche di una rapina avvenuta a Fiesole a fine gennaio, compiuta insieme ad altri complici non identificati. I malviventi vennero sorpresi dal proprietario, lo minacciarono di morte e spararono dei colpi in aria, prima di fuggire su un'auto di grossa cilindrata e con la sirena. Da lì partirono le indagini che hanno portato ai sette arresti di oggi.
Per essere meno individuabili spesso venivano cambiati i numeri di telefono e le auto venivano verniciate di colori diversi, oltre ad essere intestate a dei prestanome. Ad ogni colpo c'era sempre un palo fuori, pronto ad avvertire i complici in caso di arrivo delle forze dell'ordine.
Gli inquirenti hanno spiegato che i malviventi soggiornavano in un territorio dove poi venivano compiuti più fatti criminosi in un periodo di tempo che poteva durare anche settimane.