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Sanità: sì alla rete ospedaliera Piombino-Cecina

Consiglio comunale dedicato al tema della sanità con l'intervento dell'assessore regionale Marroni: sul piatto la rete unificata con Cecina

Piombino e Cecina, un matrimonio che s'ha da fare. A far la parte del Don Abbondio è l'assessore regionale alla sanità Luigi Marroni, presente ieri in consiglio comunale a spiegare la riforma sanitaria che accorpora le asl e caldeggiare l'unione delle due strutture ospedaliere.

Un matrimonio che doveva comprendere anche l'Elba prima che i sindaci dell'isola puntassero i piedi e se ne tirassero fuori. Fatto che non danneggia più di tanto il progetto dato che le due strutture continentali da sole comunque superano il bacino di 150mila utenze previsto dalla riforma.

Si punta ad una gestione associata, col mantenimento dei due ospedali, ma che è stata criticata dalle minoranze consiliari: "Una riforma che porterebbe a privilegiare il rapporto con le strutture private e attribuirebbe spazi ulteriori, impropri, alle associazioni del volontariato. Un’operazione che inciderebbe fino ad un certo punto sulle centrali di costo, stante i numerosi dirigenti che sopravviverebbero agli accorpamenti". 

Marroni ha difeso la sua riorganizzaione: "La salute è un diritto che per essere esigibile va sostenuto dalle risorse. La riforma va in questa direzione".

Il placet arriva anche dal primo cittadino: "I propositi della legge - commenta il sindaco Giuliani - vanno infatti verso l'attivazione di strumenti che garantiscano una partecipazione costruttiva di cittadini, operatori e istituzioni: un’unica unità funzionale che rappresenti oltre 150 mila cittadini, coinvolgendo i territori della Val di Cornia e della Bassa Val di Cecina. Una proposta, quella dell'integrazione delle due reti ospedaliere di Piombino e Cecina, che ha come obiettivo il superamento dei dipartimenti aziendali tout court, basati su logiche eccessivamente centralizzate e centrifughe. L'idea sta dentro la volontà di valorizzare le competenze di ciascuna di queste strutture e di assicurare la salvaguardia delle specialistiche esistenti mediante forme di incentivazione della mobilità dei medici".