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Fuga di acido solfidrico, i dati di Arpat

L'agenzia per la tutela ambientale era intervenuta in emergenza alla Ecomar e dal monitoraggio compiuto sul posto rileva valori nella norma

Vasca 1 di miscelazione

Situazione sotto controllo e valori registrati tutti al di sotto della soglia consentita. E' ciò che dice Arpat in merito al monitoraggio compiuto alla Ecomar Italia di Vada, dove lo scorso lunedì si è verificato un incidente con rilascio di acido solfidrico all'interno degli impianti in una baia di trattamento rifiuti in un capannone.

I tecnici del dipartimento di Arpat di Livorno intervennero in emergenza su attivazione della sala operativa della protezione civile, allertata dal comando dei vigili del fuoco di Livorno. Da subito hanno cercato di abbattere i fumi di acido solfidrico attraverso l'aggiunta di acqua e di carbonato di sodio, al fine di portare la miscela dei rifiuti in reazione a temperature più basse e a pH basico per evitare lo sviluppo del gas. La fase critica si è risolta nella notte, quando intorno all'una è stato possibile aprire i portelloni del capannone, ormai libero dai gas.

Da lì Arpat, con un mezzo mobile per la misurazione della concentrazione in aria di acido solfidrico posizionato all'ingresso Ue della Solvay, ha monitorato la situazione.

"I dati rilevati fino alle 15 del 13 aprile - scrivono in una nota da Arpat -, sono compresi nell'intervallo 0,7 – 2,1 µg/m3 (come media oraria). Per questo parametro non sono disponibili livelli di riferimento normativo, per cui, normalmente i valori sono confrontati con i limiti indicati dalle linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che fissano una soglia molto cautelativa per la salvaguradia della salute delle persone esposte per periodi prolungati, di 150 µg/m3, come media delle 24 ore; gli effetti avversi, a partire dall'irritazione degli occhi si possono infatti verificare per valori superiori di 100 volte rispetto a questa soglia. Si sottolinea, inoltre - concludono -, che i valori registrati sono tutti inferiori al limite di disturbo olfattivo, indicato dalle suddette linee guida, pari a 7 µg/m3 (a questo valore il 50 per cento della popolazione avverte un disturbo olfattivo)".