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Tesori del passato riemergono dagli antichi porti

Concluse le campagne di scavo dell’università di Pisa a Vada e Luni: tra i ritrovamenti un portico, una vasca rivestita in marmo e un mosaico

Una vasca rivestita in marmo, un mosaico policromo con un disegno a cubi prospettici, un portico colonnato che delimitava il giardino interno di una domus dove sono state rinvenute due sepolture, e infine anche una taberna con una vasca per l’ammollo delle merci in vendita. 

Sono alcuni dei tesori trovati nel corso di due scavi archeologici dell'università di Pisa a Vada Volaterrana, nel comune di Rosignano Marittimo, e a Luni, nel territorio di La Spezia. Il lavoro sul campo, che si è concluso il mese scorso, è stato diretto dalla professoressa Simonetta Menchelli nell’ambito del progetto Porti altotirrenici di età romana.

"In particolare - sottolinea l'ateneo in una nota- le indagini a Vada Volaterrana, centro del sistema portuale di Volterra in età antica, si sono svolte da Luglio a Ottobre. I lavori hanno portato alla luce una vasca rivestita in marmo destinata probabilmente ad uso pubblico-ornamentale con annessa una grande cisterna fiancheggiata da una strada “glareata”, cioè costituita da ciottoli. Queste costruzioni, databili dagli inizi del I secolo d. C. e frequentate sino all’età tardo-antica, raccordavano il quartiere portuale a sud con quelli residenziali a nord che si trovano al di sotto della moderna Vada. Gli scavi a Luni, colonia fondata dai Romani nel 177 a. C. in un territorio conquistato ai Liguri, si sono svolti invece fra settembre e ottobre. Qui il lavoro si è concentrato su una delle due domus già portate alla luce nelle precedenti campagne. Sono quindi riemersi pavimenti a mosaico con un motivo a cubi prospettici policromi, la porzione di un portico con colonne in mattoni che delimitava il giardino interno della domus dove sono state rinvenute due sepolture di epoca longobarda. Infine a fianco della domus è stata trovata una taberna pavimentata in argilla, con una struttura in mattoni che probabilmente era una vasca per l’ammollo delle merci in vendita".

"Le due campagne di scavo  - prosegue l'ateneo- sono state accompagnate inoltre da attività di Archeologia pubblica, con laboratori didattici, ricostruzione storiche ed eventi di condivisione dei risultati a cui hanno partecipato centinaia di visitatori. Il progetto Porti altotirrenici di età romana ha coinvolto nella direzione dei lavori anche la dottoressa Silvia Marini e i dottori Paolo Sangriso, Rocco Marcheschi e Domingo Belcari. Agli scavi hanno partecipato dottorandi e studenti dei corsi di laurea in Scienze dei Beni culturali, di Archeologia e della Scuola di Specializzazione in Archeologia. Per gli aspetti paleobotanici finalizzati alle ricostruzioni ambientali ha partecipato anche il professore Stephen Carmody, della Troy University, Alabama (Usa)".