Politica

Fondo di solidarietà, Bibbona aderisce al ricorso

Anche il comune di Bibbona, dopo Castagneto, aderisce al ricorso contro il provvedimento sul Fondo di solidarietà comunale

Anche il comune di Bibbona aderisce al ricorso contro il DPCM sul Fondo di solidarietà comunale. Come Castagneto Carducci anche Bibbona vive una situazione di difficoltà derivante dall’obbligo di contribuire con le risorse del proprio bilancio, in applicazione della norma relativa all’istituzione del Fondo di solidarietà comunale, in favore di quei Comuni che a livello nazionale si trovano in difficoltà.

Il fondo di solidarietà comunale è infatti quel contenitore alimentato con una parte di gettito Imu dei Comuni, nato per limitare le disuguaglianze fiscali tra gli Enti Locali e che, in pratica, a distanza di pochi anni dalla sua applicazione, ha generato una situazione paradossale che rischia di aumentare le diseguaglianze che s’intendeva limitare.

In Regione Toscana, solo 29 Comuni, quasi tutti costieri, si trovano nella condizione di non poter contare su risorse comunali integre per garantire i servizi e per fare gli investimenti necessari, e questo è ancora più grave per quei territori a forte valenza turistica, dove maggiore è la necessità di fare continui investimenti.

In termini numerici tutto ciò si traduce nel fatto che per l’anno 2014 Bibbona ha versato allo Stato circa 1,3 milioni di euro, per l’anno 2015 1,5 milioni di euro e per l’anno 2016 un milione e 750 mila euro. “Cifre importanti, oltre 4 milioni nell’ultimo triennio, che potrebbero essere utilizzate per investimenti sul territorio o destinati – sottolinea il sindaco, Massimo Fedeli – alla manutenzione, ordinaria o straordinaria. Il nostro è un Comune che dai 3mila abitanti del periodo invernale passa a circa un milione di presenze in quello estivo, con tutto ciò che ne consegue per quanto riguarda la viabilità, la sicurezza e la gestione del territorio più in generale”.

La situazione sta diventando chiaramente insostenibile: Bibbona è compreso tra i 200 comuni italiani che versano di più (su 8000!) al famigerato fondo. Considerato che non si tratta di perequazione ma di iniquità pura, si pone quindi la necessità di rivedere questo meccanismo, prima di essere costretti a dover tagliare servizi fondamentali o di trovarsi nell’impossibilità di garantire standard adeguati di tenuta del territorio per un comune turistico quale è Bibbona.